LA COLLABORAZIONE PUÒ CAMBIARE LA NOSTRA VITA?
In realtà, che ce ne accorgiamo o meno, l’ha già fatto.
Viviamo nell’era dell’iperconnessione:
un’era in cui i gradi di separazione tra i singoli tendono allo zero,
e il singolo stesso contiene moltitudini (di stili, di vite, di identità). Non è (solo) questione di nuove tecnologie.
La Rete è ovunque, co-evolve insieme al mondo, e cambia tutto.
A maggior ragione ciò che (apparentemente) è fuori da sé: il mindset. La testa delle persone. E, per gemmazione, quel che ne consegue: dalla creatività ai consumi, dal workstyle in impresa fino agli scenari macroeconomici (Weconomy: l’economia del Noi). Al design, alle mani dei designer (ovvero, di chi fa), onore e onere di dare forma a questo trend. Design collaborativo, dunque, ma non solo.
Making Together è anzitutto un’occasione per riflettere, attraverso lo specchio del design, sull’idea stessa di collaborazione, in tutte le sue forme. Sperimentarla con i cinque sensi, in prima persona e in tempo reale. Sperimentarla, e riportarne il senso laddove più se ne ha bisogno: a partire dalle imprese.
Attenzione: qui è importante il Making tanto quanto il Together.
To make: verbo semplice, molto umile, quasi generico. “Fare”.
Tutto qui? Sì: ma, di nuovo, cambia tutto. Perché il fare – col suo portato di artigianalità, di concretezza, di amore del dettaglio – è oggi, in una realtà frammentata, accelerata e contraddittoria, atto rivoluzionario (meglio: wevoluzionario) per eccellenza. Dai garage alle sale-riunioni, c’è bisogno di costruire qualcosa da toccare con mano: che il “qualcosa” sia un prodotto innovativo o una vision aziendale co-progettata, poco importa. Quel che importa, davvero, è ciò che esso può rappresentare per le persone che ogni giorno vivono e lavorano nell’impresa: un nuovo senso da condividere.